via fontana 30 – tutto per matrimonio ed eventi

Sposarsi in epoca Vittoriana

matrimonio in epoca vittoriana 1

Sposarsi in epoca vittoriana era, per qualche verso, una questione meno complicata dei nostri giorni, e molte delle tradizioni nate in tale periodo persistono ancora oggi nei nostri moderni matrimoni.

Il periodo vittoriano è quel periodo che va da 1837 al 1901, gli anni per l’appunto del regno della regina Vittoria.

Fidanzarsi in epoca vittoriana invece, era tutt’altro che facile: i matrimoni combinati erano una consuetudine in particolar modo delle classi altolocate, e il matrimonio d’amore era raro e considerato per certi versi fuori luogo.

Se fra le classi contadine la questione era più semplice, e i giovani solevano vedersi con più libertà alle fiere di paese o nelle festività come Calendimaggio, per i rampolli delle famiglie nobiliari il fidanzamento era una questione di pura burocrazia.

Grandi trattative venivano difatti attuate dalle famiglie di entrambe le parti, dove alleanze, giochi di potere, e dote della neosposa assumevano un valore primario.

Indubbiamente la futura sposa era la pedina più svantaggiata di queste trattative.

Alla donna di epoca vittoriana infatti non erano riconosciuti particolari diritti.

Il matrimonio, quindi, era la sola via possibile per acquisire un briciolo di dignità, e rimanere zitella significava dover sperare nella carità di un qualche familiare di genere maschile, solitamente un fratello.

Il discorso cambia leggermente per le ereditiere, che erano invece delle prede ambitissime: la loro ricca dote infatti sarebbe stata capace di risolvere i guai economici dei futuri e scapestrati mariti.

La cerimonia di nozze poteva essere prevista sia in chiesa che in casa della sposa, o comunque dove successivamente si sarebbe poi svolto un piccolo rinfresco di festeggiamento.

Per l’occasione, la chiesa era addobbata con ghirlande, nastri e bouquet di fiori, e tale compito spettava alle damigelle e le testimoni della sposa, talvolta aiutate dalle altre invitate o dalle fanciulle del villaggio.

Per specifica legge vigente, la cerimonia di nozze doveva svolgersi di mattina.
Si era quindi soliti organizzare il matrimonio verso mezzogiorno ed il ricevimento trenta esatti minuti dopo.

Una delle famosissime ed immutate tradizioni vittoriane che sono pervenute fino ai nostri giorni è l’abito bianco.

La Regina Vittoria nel period drama “Victoria”

A lanciare la moda della sposa in bianco fu la Regina Vittoria, che scelse un vestito chiaro per potervi incorporare un pizzo a cui teneva particolarmente.

 Prima del 1840, anno delle nozze reali, il colore dell’abito era una questione di poco conto e nel giorno delle nozze si era soliti indossare, semplicemente, l’abito buono  dei giorni di festa.

L’ingresso in chiesa era regolato da specifiche norme di comportamento: la prima regola, inviolabile, era che i primi a percorrere la navata fossero il testimone dello sposo e la prima damigella della sposa, seguiti a ruota dallo sposo a braccetto con la madre della sua futura moglie.

La sposa arrivava a fianco del padre o, in sua assenza, del tutore, percorrendo lentamente la navata a beneficio di tutti gli invitati ormai accomodati.

All’ingresso degli sposi le campane suonavano a festa e a lungo per spaventare gli spiriti maligni, che si sarebbero allontanati dalla coppia concedendo loro una giornata felice e serena.

Le promesse erano pronunciate a bassa voce e in intimità, e i testimoni erano tenuti ad appurare che queste venissero fatte senza costrizioni di luogo.
Poco male che gli invitati in ultima fila non sentissero nulla! Un’enfasi troppo accentuata sarebbe stata considerata di cattivo gusto.

Il ricevimento era invece qualcosa di semplice e allo stesso tempo maestoso e ben organizzato.

Solitamente svolto a casa della neosposa, consisteva in un piccolo rinfresco dove gli invitati, parenti ed amici, avevano modo di congratularsi con i novelli sposi ed augurar loro una vita fatta di fortuna e felicità.

In epoca vittoriana le torte nuziali erano tre, solitamente alla frutta.

La torta più grande, tagliata a fette, veniva consegnata e regalata agli ospiti; simbolicamente aveva la funzione dei nostri moderni confetti.

Le altre due, più piccine, erano consumate sul posto.

 

Di seguito, alcune tradizioni di epoca vittoriana ora in disuso, o dal diverso significato.

L’anello: in epoca vittoriana l’anello andava rigorosamente infilato al terzo dito della mano sinistra.
Farlo cadere accidentalmente, inoltre,  era considerato di buon auspicio.

Il guanto: prima dello scambio degli anelli era consuetudine levarsi i guanti. Era compito della prima damigella sfilare quello della sposa.

Lanciare nocciole: lanciare nocciole, grano, riso, semini per uccelli o petali era un’usanza vittoriana di derivazione romana, che nel corso del tempo si è in parte modificata.

Il bouquet: in epoca vittoriana lanciare il bouquet non era previsto. Al termine del ricevimento, la sposa donava un fiore del proprio bouquet a ciascuna delle sue damigelle.

La luna di miele:  i novelli sposi partivano per la luna di miele subito dopo il ricevimento. Consuetudine era che la neosposa portasse con sé una compagnia femminile.

La giarrettiera: togliere la giarrettiera alla propria moglie era considerato l’inizio dell’unione ufficiale della coppia. Un gesto da compiere nel privato del talamo nuziale.

Gli charms: una tradizione di epoca vittoriana voleva che alcuni charms, solitamente legati a un nastrino di seta,  venissero messi nella torta nuziale al momento della preparazione dell’impasto. Un anello a simboleggiare un matrimonio imminente, un’ancora per un’avventura dietro l’angolo, un cuore a simboleggiare una storia d’amore ed una stella a rappresentare un desiderio avverato.

The ring for marriage within a year;
The penny for wealth, my dear;

The thimble for an old maid or bachelor born;
The button for sweethearts all forlorn.

Exit mobile version